Nel mese di luglio è partita una missione per mantenere la continuità assistenziale dell’ospedale. Il veterano chirurgo Pier Andrea e la dott.ssa chirurgo ortopedico Elena alla sua prima missione in Africa che ci racconta:
La giornata è ripartita in giro e contro giro in reparto, ambulatorio e chirurgia in elezione ed urgenza. Gastroscopie a dire la verità poco illuminanti in tutti I sensi per la scarsità di luce.
L’attività chirurgica si è svolta senza intoppi grazie anche alla straordinaria abilità di tutto il personale di sala e nonostante i capricci continui delle scialitiche, del trapano ed I tentativi di sabotaggio dell’apparecchio di anestesia che mette a dura prova l’imperturbabile e funambolico dott Naina.



Molti gli interventi lontani anni luce dal nostro mondo di ospedalieri viziati dal facile e scontato accesso alla diagnostica ed ai servizi
- L’asportazione di un’enorme cisti ovarica (6 ½ kg!) in una donna giovane
- Un’isterectomia in una donna di 21 anni per un feto morto in utero da chissà quanto tempo
- Un’amputazione alla coscia in un uomo per una lesione aggressiva e sconosciuta iniziata dal piede
- La correzione di piedi talmente torti da stravolgere tutte le regole anatomiche.


Abbiamo partecipato agli ambulatori nella foresta condotti dalle ostetriche ogni venerdì. Vengono visitati e curati gratuitamente tutti i pazienti. Le ostetriche monitorano le gravidanze, la salute nei bambini, e svolgono un’importante attività medica di base. Tengono brevi lezioni di igiene e prevenzione alla popolazione presente, sollecitano le gravide a partorire in ospedale cercando di smantellare, in punta di piedi, i dogmi e le credenze della” medicina tradizionale”.
Le giornate trascorrono rapidamente ad Henintsoa tra lavoro, passeggiate tra le risaie , fughe al mare, ricerca delle costellazioni australi, giochi e canti dei bambini, cene con padre Anselmo e si arriva in fretta al momento dei saluti.
Si riparte con la sensazione di non aver fatto abbastanza e già con la voglia di ritornare.
Veloma Henintsoa